Giardino formale, Monza (MB) - Lombardia

La reggia di Monza fu edificata per l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, tra il 1777 e il 1780, come residenza estiva per il figlio Ferdinando d'Asburgo, governatore generale della Lombardia. Il sito prescelto, lungo la direttrice Milano-Vienna, ai piedi dei colli brianzoli, era di particoalre bellezza e molto vicino alla città di Monza. Il progetto venne affidato al Piermarini, che ideò un edificio a ""U"" , in stile neoclassico, secondo la sobria tradizione tipologica della villa lombarda, ma ispirato al fasto e alla grandiosità della reggia di Caserta, alla cui realizzazione aveva partecipato come allievo del Vanvitelli. Giardini della Villa Reale e il Parco costituiscono un complesso di inestimabile valore paesaggistico, storico, monumentale e architettonico. I giardini e il parco, collocati in un'area a fortissima urbanizzazione, ricoprono oggi un ruolo importante sotto l'aspetto naturalistico-ecologico.
The palace of Monza was built for Empress Maria Theresa of Austria, between 1777 and 1780 as a summer residence for his son Ferdinand of Habsburg, governor-general of Lombardy. The chosen site, along the Milan-Vienna, at the foot of the hills of Brianza, was particoalre beauty and very close to the city of Monza. The project was entrusted to the architect Piermarini, who designed a building in "" U "", in neoclassical style, according to the simple typological tradition of Lombard villa, but inspired by the pomp and grandeur of the palace of Caserta, the realization of which he had participated as a student Vanvitelli.   Gardens of the Villa Reale and the Park constitutes a complex of priceless natural, historical and architectural monuments. The gardens and grounds, which are located in an area of ​​strong urbanization, today hold an important role in the naturalistic-ecological.
Indirizzo Viale Brianza, 1, 20052 Monza (MB) - Lombardia Accessibilità sì - aperto al pubblico
Telefono 03939464213
Sito Web Villa Reale

"Il giardino progettato da Giuseppe Piermarini prese forma, tra il 1778 e il 1783, dapprima ispirandosi ai principi della moda francese, secondo un grande disegno geometrico e regolare impostato sull'asse prospettico in direzione est-ovest, e successivamente con l'ampliamento proposto nel disegno conservato alla Biblioteca Nazionale di Vienna, che registra la volontà di collegare aulicamente il palazzo a Milano, mediante un viale a doppio filare di alberi, e il desiderio di proporre una percezione unitaria del giardino, impostato nella prospettiva centrale, con le potenzialità del paesaggio circostante. Nella scelta del giardino formale contribuì la consapevolezza che la palese appropriazione dello spazio avrebbe costituito la soluzione più idonea a esaltare il potere e la magnificenza del committente. Al contrario la decisione di rendere apparentemente naturale parte del giardino monzese, anche se frutto di una precisa progettazione, dovette invece essere condizionata dall'atteggiamento intellettuale dei circoli letterari milanesi, di cui certamente Piermarini era a conoscenza, dall’influenza di alcuni testi di giardinaggio particolarmente inclini alla moda del giardino paesaggistico. Sebbene innovativo nella sezione settentrionale, dove la realizzazione del laghetto con grotta, il tempietto d'ispirazione classicista e l'organizzazione libera degli spazi verdi rispecchiavano i caratteri dello stile inglese, i limiti del progetto di Piermarini si colgono nella rottura tra l'impianto geometrico del verde direttamente connesso alla villa e la naturalità del giardino di piacere. L'intervento progettuale secondo lo stile naturalistico confermava questa scelta, espressa attraverso la realizzazione di un ruscello dal percorso tortuoso tra la vegetazione, la presenza di una cascatella e la funzione scenografica del lago all'interno dell'impianto complessivo: tutti elementi fondanti della cultura sottesa al nuovo giardino ""all'inglese"". Tra gli questi è pure da annoverare il gusto per la chinoeserie e per l'esotico, attestata dalla presenza dei padiglioni orientali per il ricovero delle barche, presso il laghetto, i cui pinnacoli sono un esplicito riferimento stilistico arabeggiante. La pregevolezza dei giardini e il loro immenso valore culturale, motivati dall''intervento di un professionista d'eccezione coadiuvato da giardinieri inviati da Vienna per volere di Maria Teresa d'Austria, e dal significato assegnato da studiosi ed estimatori e dalla cittadinanza, che tuttora li percepisce come motivo d'orgoglio al pari della villa attorno alla quale sono sorti, è attestata dalla loro fortuna iconografica. I Giardini della Villa Reale, la cui superficie è di 40 ettari circa, circondano gli edifici del complesso monzese da tutti i lati e sono divisi dal retrostante parco da una recinzione. Storicamente distinti da quest'ultimo, che fu realizzato trent'anni dopo, ne sono diventati con il tempo la naturale premessa. La caratteristica che l'ha reso più famoso nel mondo nei suoi duecento anni di vita è costituita dalla grande varietà di alberi ultrasecolari: i giganti verdi, presenti nel prato che dolcemente degrada a levante, tra cui le due celebri querce, presenti nell'elenco degli alberi monumentali d'Italia, rivolte verso la facciata della Villa Reale.Dopo qualche passo nel prato all'inglese si incontra uno splendido esemplare di ginkgo, tipica essenza giapponese. Si compie un salto al di là dell'oceano e voltandosi si incrocia con lo sguardo la sequoia americana, dal tronco rossiccio. Seguendo il vialetto, che prende l'avvio dallo spigolo sud-est della Villa, si scende in zona ombreggiata e si costeggia per un tratto il muro di cinta passando in prossimità del gigantesco cedro del Libano, impareggiabile campione degli alberi dei Giardini della Villa Reale. Non un tronco ma quattro si dipartono verso il cielo; questa caratteristica fa di questo albero un autentico monumento botanico.E ancora tra le tante piante alcuni esemplari di faggi, platani, ippocastani, liriodendri, farnie, sofore. Tra le ultime realizzazioni nel parco va ricordato ""Il Roseto della Villa Reale di Monza"", sorto nel 1964 per volontà di Niso Fumagalli, industriale e Presidente della Candy, fondatore dell'Associazione Italiana della Rosa.
Il progetto portava la firma di due noti professionisti: l'architetto Francesco Clerici e l'architetto Vittorio Faglia.
Il roseto, col suo terreno leggermente ondulato, il laghetto, i percorsi ben studiati per il pubblico, ha il pregio di inserirsi armoniosamente nel contesto del parco.
I lavori proseguirono per tre anni, senza impedire che venissero banditi i primi concorsi per eleggere la rosa profumata, la rosa dell'anno, la più bella rosa italiana.
Il primo concorso si ebbe nel 1965 e da allora ad oggi sono state presentate circa 4.000 nuove varietà, create da rosaisti di tutto il mondo."

Strutture architettoniche

Belvedere
Laghetto
Portale monumentale
Tempietto.

Notizie storiche

La villa fu costruita, su progetto dell’architetto Piermarini, per Maria Teresa d'Austria, tra il 1777 e il 1780, come residenza estiva del figlio Ferdinando d'Asburgo, governatore generale della Lombardia austriaca. Piermarini ideò un edificio a "U" , in stile neoclassico, secondo la tipologica della villa lombarda, ma ispirato alla reggia di Caserta, alla cui realizzazione aveva partecipato come allievo del Vanvitelli. Al corpo centrale di rappresentanza si aggiunsero due ali laterali con le stanze padronali e degli ospiti, e altre due sezioni, perpendicolari al corpo principale, destinate ad ambienti di servizio, per un totale di quasi settecento stanze. Dopo l'incoronazione di Napoleone nel 1805, la Villa divenne residenza del figliastro Eugenio di Beauharnais. Tornata agli austriaci con la caduta dell’imperatore il complesso rimase per anni in uno stato di relativo abbandono, fino al 1818, quando ne prese possesso il viceré del Lombardo-Veneto, Giuseppe Ranieri. La residenza venne occupata dai militari di Radetzky nel 1848 e solo tra il 1857 e il 1859 ritornò a essere sede di una corte sfarzosa, durante il breve soggiorno monzese dell'ultimo rappresentante della casa d'Austria, Massimiliano I d'Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe. Dopo l’annessione al Piemonte al nuovo stato italiano, la Villa divenne residenza privilegiata di Umberto I, che incaricò l'architetto Majnoni, di restaurarla secondo il gusto dell'epoca. Dopo l’uccisione a Monza del sovrano, nel 1900, Vittorio Emanuele III non volle più utilizzare la reggia, facendola chiudere e trasferendone gli arredi al Quirinale. Nel 1934 con Regio Decreto la Villa venne donata ai Comuni di Monza e di Milano. Dopo ulteriori spoliazioni subite la villa divenne di proprietà congiunta del Comune di Monza, della Regione Lombardia e del Demanio dello Stato. Importanti lavori di restauro sono stati condotti tra il 2003 e il 2007 nel Piano Nobile, oggi finalmente riaperto al pubblico.

Epoca

1777-1780

Progettisti ed esecutori

Giuseppe Piermarini (progettista)

Bibliografia

F. Giorgetta, Presentazione, Passeggiate nel Parco di Monza e nel giardino di Desio: 1826 – 1830, Milano 2007. L.S. Pelissetti (a cura di), Il Parco di Monza. Itinerari storico-naturalistici, Missaglia 2009. M. Rosa, con L.S. Pelissetti (a cura di), La villa, i Giardini e il Parco di Monza nel Fondo disegni delle Residenze Reali Lombard, Milano 2009.

Superficie

ca. 40 ha

Mappa

Come arrivare



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