Giardino formale informale, Viterbo (VT) - Lazio

Villa Lante a Bagnaia, nel Comune di Viterbo è, assieme al Sacro Bosco di Bomarzo, uno dei più famosi giardini italiani manieristici del XVI secolo. Nonostante sopravviva la sua attribuzione a Jacopo Barozzi da Vignola, recenti studi hanno riferito la sua creazione all'architetto senese Tommaso Ghinucci, con interventi successivi di Giovanni Guerra. La realizzazione del complesso cominciò nel 1511, ma fu portata a termine intorno al 1566, su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara. La villa è conosciuta come "Villa Lante" nome acquisito nel momento in cui, nel XVII secolo, passò a Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, Duca di Bomarzo, quando la costruzione aveva già 100 anni di vita. Nel 2011 è stata votata come Parco più bello d'Italia.
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Indirizzo Via Jacopo Barozzi, 71 Loc. Bagnaia Viterbo (VT) - Lazio Accessibilità sì - aperto al pubblico
Telefono +39 0761 288008 Orari apertura 1 nov – 28 feb: 8.30 - 16.30; 1 mar – 15 apr: 8.30 - 17.,30; 16 apr – 15 set: 8.30-19.30; 16 set – 31 ott: 8.30-17.30. Chiuso il lunedì, 1 maggio, 25 dic, 1 gen.
Fax +39 0761 288008 Costo ingresso euro 5; euro 2,50 dai 18 ai 25 anni; gratuito per cittadini di età inferiore ai 18 e superiore ai 65 anni
E-mail provincia@provincia.vt.it; urp@provincia.vt.it
Sito Web Villa Lante a Bagnaia

Il giardino, seguendo l’andamento in salita del terreno, costituito da circa sedici metri di dislivello, è suddiviso modularmente in tre ripiani terrazzati, collegati da rampe e raccordati tra loro con due pendii regolari. Un preciso asse prospettico da nord a sud unisce con passaggi graduali gli spazi naturali del circostante bosco piantato a leccio (Quercus ilex). Il primo terrazzamento inferiore, corrispondente al ripiano d’ingresso delle due Palazzine, è raccordato al secondo con due scalee, protette da balaustre con vasi, poste lateralmente alla Fontana dei Lumi, opera del Ghinucci, di forma rotonda con vasche concentriche per metà inserite nel terrapieno. Ai lati compaiono aiuole delimitate da siepi di bosso, nelle quali spiccano i vari colori delle camelie (Camellia japonica), bassi cespugli di ortensie (Hydrangea macrophylla), azalee (Rhododendron sp.) e bellissimi esemplari di rododendro (Rhododendron indicum), che formano con la varietà e la vicacità delle corolle un piacevole contrasto con il verde dello strato arboreo di platani e ippocastani. Sul lato destro è inoltre una siepe mista di bosso, viburno e lauroceraso (Prunus laurocerasus). Sottostante al pendio terminale, delimitato da bordure di bosso di varia altezza, appare il giardino all'Italiana, costituito dalla geometria regolare del grande “parterre” di forma quadrata, suddiviso sua volta in sedici riquadri, dodici dei quali sono costituiti da aiuole geometriche delimitate da bordure di bosso. All’interno sono disposte, secondo varie forme e geometrie mistilinee, basse siepi di bosso e di tasso, mentre agli angoli sono grandi esemplari sagomati di tasso potati secondo l’ars topiaria. I quattro elementi centrali sono invece occupati da specchi d’acqua suddivisi in altrettante vasche da ponticelli con balaustre, dove al centro si colloca la Fontana del Quadrato. Al centro, il bacino ha un triplice cerchio di vasche sormontato da quattro mori di bronzo, che sostengono lo stemma dei Montalto. Il confine esterno del giardino geometrico è delimitato da alte siepi di bosso, che nascondono la recinzione muraria. Al di sopra delle due rampe laterali il secondo terrazzamento del giardino è occupato dalla "Mensa del cardinale", un lungo tavolo in pietra con al centro una vasca per refrigerare le vivande, che introduce alla Fontana dei Giganti. Questa, formata da tre vasche sovrapposte, animate da cascatelle e zampilli d’acqua, è dominata dalle due statue simboleggianti il Tevere e l’Arno, e impreziosita dalle balaustre, che racchiudono rampe di raccordo laterali che conducono al terzo ripiano del giardino e simmetricamente decorate da vasi. Ai lati si trovano aiuole con bordure di bosso di varia altezza e nella zona perimetrale sono persenze arboree ad alto fusto su ogni lato, quali lecci, platani e ippocastani (Aesculus hippocastanum). Al centro dell’asse centrale, che percorre il pendio verso il terzo terrazzamento, si trova la lunga Fontana della Catena, dove un grande gambero, posto in cima, dà origine a un susseguirsi di volute a forma di gambero allungato in cui scorre rumorosa e scintillante l’acqua. L’utilizzo dell’emblema del Gambara nella fontana allude anche al segno zodiacale del cancro, motivo conduttore della villa, che sostituisce una specie di padrino astrologico del giardino, del committente e del visitatore. Affiancano la catena d’acqua siepi di bosso e solo sulla destra esemplari di platani. La Catena d’Acqua conduce verso la Fontana dei Delfini, di forma ottagonale, e originariamente coperta da un padiglione, anch’esso ottagonale, un meraviglioso insieme di vasche degradanti connesse da elementi scultorei, mascheroni, vasi e rilievi che rappresentano il regno di Nettuno e quindi la rappresentazione del dominio delle acque sulla Terra durante il Diluvio. La fontana è delimitata da sedili di peperino e alte siepi di bosso (Buxus sempervirens), arricchite da tre esemplari di platano (Platanus orientalis). Superata la Fontana dei delfini la Catena conduce all’ultima fontana detta del Diluvio o della Pioggia, a forma di grotta, inquadrata dalle Logge delle Muse. La parte alta della Grotta è arricchita dalla massiccia presenza degli elementi arborei del bosco naturale che circonda la villa, come l’orniello (Fraxinus ornus) ed elementi arbustivi come l’alloro (Laurus nobilis), il viburnotino (Viburnum tinus) e il ciavardello (Sorbus torminalis). Elementi rampicanti come l’edera ricoprono le parti più esterne della grotta, che nella zona centrale, nei punti di maggior stillicidio, si presenta tappezzata da muschi e ciuffi di capelvenere (Adiantum capillus-veneris). Sulla destra sorgeva il Giardino Segreto, oggi un roseto non ben conservato. Sul lato sinistro è la presenza degli elementi costituitivi del bosco spontaneo con netta prevalenza di maestosi lecci. La fitta progressione di fontane lungo l’asse longitudinale, rimasta inalterata nel tempo, ha il doppio scopo di evidenziare la profondità del giardino e di riservare all’acqua, nelle sue varie forme, il ruolo di protagonista. Alla geometria del giardino si contrappone l’ampio parco, di forma irregolare, posto sulla destra dell’ingresso alla villa. Anche qui il connubio tra acqua e vegetazione è perfettamente armonizzato e organizzato secondo un moderno sistema di distribuzione, che ha sostituito quello più antico costituito da un’ampia vasca di raccolta, ora non più in uso. Qui sono numerose fontane, di varie forme e dimensioni inserite tra la rigogliosa vegetazione, rendono l’immagine del parco ricca di elementi di sorpresa e di suggestione, anticipata dalla più rilevante delle fontane quella del Pegaso, il cavallo alato che fa sgorgare un alto getto d’acqua, percuotendo con lo zoccolo la roccia. Il bosco rappresenta un interessante e ben conservato esempio di querceto misto a latifoglie. Ne sono elementi essenziali le diverse specie di querce, l’orniello, il carpino, gli aceri. Il sottobosco si presenta ridotto per i frequenti interventi di sistematica ripulitura, vi si rinvengono esemplari di ciavardello (Sorbus torminalis), fillirea (Phillyrea latifolia) e corniolo (Cornus sanguinea); cespugli di dondolino (Coronilla emerus), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), biancospino (Crataegus monogyna) e prugnolo (Prunus spinosa). All’interno del barco si conserva il Casino di Caccia, costruzione con caratteri architettonici quattrocenteschi, con stemma del Riario e dei Visconti e il Conservone delle Nevi, caratteristica ghiacciaia cilindrica con copertura in rame interrata per circa dieci metri, fatta realizzare dal cardinale Montalto.

Strutture architettoniche

Palazzina Gambara
Palazzina Peretti-Montalto
Fontana dei Quattro Mori
Fontana del Quadrato
Fontana del Pegaso, Fontana dei Lumini
Fontana del Nettuno
Mensa del Cardinale (o Fontana della Tavola), Fontana dei Giganti
Fontana della Catena Fontana dei Delfini
Fontana del Diluvio o Monte della Pioggia
Logge delle Muse.

Notizie storiche

Sorta nel 1514 come riserva di caccia del cardinale Raffaele Gallotti Sansoni Riario, a soli 4 KM da Viterbo, la proprietà venne incorporata alla sua morte, nel 1521, al patrimonio del vescovo di Viterbo, mantenendo la sua funzione di “barco”, fino alla nomina vescovile di Giovan Francesco Gambara, nel 1566. Questi decise, nel 1568, di edificare nella tenuta una villa di rappresentanza, con un giardino percorso da viali rettilinei, che conducono verso le fontane della Conserva, dei Draghi, delle Ghiande, delle Anatre, del Parnaso, di Bacco e verso il preesistente casino Riario, simboleggiando un percorso dal mondo della natura a quello dell’arte. Il progetto fu realizzato dall’architetto senese Tommaso Ghinucci, autore anche delle numerose fontane. Nel 1574 venne interpellato Jacopo Barozzi da Vignola per l’ingrandimento del parco, fatto che ha spinto a ipotizzare un suo coinvolgimento nella palazzina Gambara, lasciata incompiuta alla morte di Ghinucci e decorata, dopo il 1574, dai pittori Raffaellino da Reggio, Paris Nogari, Antonio Tempesta e altri. Dopo il successivo passaggio della proprietà al cardinale Alessandro Montalto, che incaricò Carlo Maderno del progetto di una seconda palazzina di residenza, la palazzina Montalto, decorata tra il 1613 e il 1615 dai pittori Agostino Tassi, Marzio Ganassini, Cavalier d’Arpino e altri, vennero apportate profonde modifiche al giardino e alle fontane ad opera di Giovanni Guerra, che alterò irrimediabilmente il progetto originario ideato da Ghinucci per il Gambara. L’intervento del Guerra è stato individuato anche nella sistemazione della fontana di Pegaso, allegoria del monte Parnaso, lasciata incompiuta dal Gambara, e in quella dei Leoni, poste nel parco fuori del giardino geometrico.

Epoca

Sec. XVI, seconda metà

Progettisti ed esecutori

Tommaso Ghinucci (ideatore)
Giovanni Guerra

Superficie

ca. 4 (giardino) ha

Mappa

Come arrivare



Condizione giuridica

Proprietà Stato

Provvedimento di tutela

D.Lgs. N. 42/2004