Giardino informale formale, Firenze (FI) - Toscana

gamberaia 4 Foto Giovanni Breschi

Si deve al gusto di una principessa serba, Catherine Jeanne Keşco Ghika e all’intelligenza di due giardinieri toscani Martino Porcinai (padre del più famoso Pietro) e Luigi Messeri la trasformazione a fine dell’800 del giardino formale sul fianco della villa in uno grandioso parterre d’eau affacciato sul paesaggio e chiuso dall’alta esedra arborea. La spettacolare realizzazione, modello indiscusso di arte topiaria, si innesta sul giardino realizzato da Zanobi Lapi a partire dal 1610 e poi ampliato e trasformato dai Capponi nel primo Settecento.
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Indirizzo via del Rossellino, 72 Firenze (FI) - Toscana Accessibilità sì - aperto al pubblico
Telefono 055697205;055697090 Orari apertura Tutti i giorni: 9-19 nei feriali , domenica 9-18. Chiusura biglietteria ore 18.
Fax 055697090 Costo ingresso Visita ai giardini: € 20,00 a persona; € 15,00 per studenti
E-mail info@villagamberaia.it
Sito Web Villa Gamberaia a Settignano

Come ha notato Cecil Pinsent (1931), rinomato archietto inglese di giardini, “il giardino deve darci l'impressione che la casa si estenda all'aria aperta, e i suoi diversi aspetti devono celarsi l'uno all'altro in modo che passeggiandovi si venga colti da una serie varia di impressioni più che da un sol colpo d'occhio… Il miglior esempio di questa disposizione l'abbiamo… alla Villa Gamberaia"".
Un viale ornato da alte siepi di cipresso che fiancheggia sulla sinistra un lungo edificio a due piani dedicato a uffici e biglietteria, conduce lateralmente alla villa, un edificio a pianta quadrata con cortile centrale posto su un terrazzamento erboso cinto verso valle da muretto basso ornato da vasi alternati a statue zoomorfe e a est da un alto muro ritmato da lesene giganti e losanghe. Presenta due facciate identiche con orientamento opposto: la principale a ponente, che domina la campagna verso Firenze, l’altra a levante in asse con il viale della grotta o gabinetto rustico. A questo prospetto si appoggiano due coppie di archi in muratura, quello di sinistra collegato alla cappella. Entrambe le facciate sono a due piani segnate dal bugnato dei cantonali che si ripete nei portali, ambedue affiancati da tre finestre inginocchiate per lato.
Dietro la villa si apre longitudinalmente un ampio viale erboso denominato bowling green (o campo di bocce) che percorre l’intero terrazzamento dal Ninfeo a nord fino a una piccola balaustrata ornata di statue aperta sul paesaggio verso l’Arno a sud. Il ninfeo rustico, immerso in un boschetto di cipressi, è concepito come “evocazione di una situazione tellurica” (M. Fagiolo in P. Osmond 2002) e ospita in una nicchia una statua di Pan (o Poseidon ennosigeo). Sul vialone in primavera si può godere la fioritura della collezione di azalee. Perpendicolarmente all’asse della villa, è il viale erboso che conduce alla grotta rustica a esedra con giochi d’acqua ancora funzionanti; è cinto su entrambi i lati da pareti decorate con concrezioni calcaree e conchiglie nelle quali si aprono due scalinate a doppia rampa che salgono verso il giardino degli agrumi, la limonaia e un primo “selvatico” (a sinistra) e verso il secondo “selvatico” (a destra). Sul giardino degli agrumi, delimitato da quattro aiuole a prato con al centro una fontana a vasca circolare, si affaccia una casa con quattro aperture che probabilmente apparteneva al vecchio nucleo quattrocentesco della villa. Affiancata ad essa è la limonaia dove si conserva la collezione di agrumi nei mesi freddi. Le aiuole decorate con bordi misti di piante sempreverdi presentano una straordinaria fioritura di peonie arboree e una controspalliera di rose varietà Albertine.
Con un’operazione che farà di questo giardino un indiscusso modello di arte topiaria, la principessa Ghika trasformò il giardino formale barocco posto sul fianco meridionale della villa (il cui disegno è noto attraverso un cabreo settecentesco) in un affascinante parterre d’eau sostituendo i quattro riquadri delle aiuole con vasche delimitate da siepi di bosso spesso doppie e bordate di lavanda, iris, gigli, rose ad alberetto e oleandri, e creando a conclusione un emiciclo-belvedere con vasca semicircolare (dove sono ninfee e piante acquatiche) delimitato da alti cipressi sagomati ad arco a mo’ di teatro di verzura che creano spettacolari vedute prospettiche sul paesaggio.

Notizie storiche

Il terreno dove sorge la villa era a metà del XIV secolo del piccolo monastero di S. Martino a Mensola in una località che ha preso il nome da un ruscello dove abbondavano i gamberi. Poche sono le notizie sul primo impianto quattrocentesco della villa, forse identificabile con la struttura adiacente alla limonaia realizzata nell’800. La villa appartiene ai Gamberelli nel ’500, ma la storia del giardino inizia intorno al 1610 quando Zanobi Lapi, ne assume la proprietà e avvia la costruzione della villa, “fontane, giardini, selvatichi, viali… vasi, e stanze da vasi, piante di agrumi, e di fiori”. Nel 1718 la proprietà che si estende per cento ettari passa ai Capponi che ridisegnano la villa e ampliano il giardino dotandolo del cortile rustico, del campo di bocce, dell’agrumeto, del lecceto, di statue di animali. Alla fine dell’800 la villa viene acquistata dalla principessa Catherine Jeanne Keşco Ghika Comăneşti, sorella della regina Natalia di Serbia, che avvia una vasta campagna di restauro e trasformazione del giardino alla cui attuazione lavorano due giardinieri locali, Martino Porcinai (padre del più famoso Pietro) e Luigi Messeri. Il giardino formale al lato della villa è così trasformato in magnifico parterre d’eau concluso da un belvedere di cipressi centrato su una vasca semicircolare. Dopo la prima guerra mondiale la villa passa alla statunitense Matilda (Maud) Ladyard, vedova del barone Clemens von Ketteler, che arricchisce ulteriormente il giardino con elaborate prove di arte topiaria. Alla fine della seconda guerra mondiale la villa, che era stata centro cartografico della Wehrmacht, venne incendiata dai soldati tedeschi in ritirata causando gravi danni anche al giardino. La villa è poi acquistata nel 1952 da Marcello Marchi che con la moglie lituana Nerina von Erdberg Krscenziewski si dedicano a un vasto programma di restauro durato sei anni che ha riportato la villa al suo antico splendore. Dal 1995 la villa è di proprietà di Luigi Zalum.

Epoca

1610-1930

Progettisti ed esecutori

Martino Porcinai (Giardiniere ideatore del giardino)
Luigi Messeri (Giardiniere ideatore del giardino.)

Bibliografia

M. Pozzana, Una guida per conoscere Villa Gamberaia, Firenze 1998
P. Osmond (a cura di), Villa Gamberaia: Sources and Interpretations, numero speciale di “Studies in the History of Gardens and Designed Landscapes”, 22/1, 2002
P. Osmond (a cura di), Revisiting the Gamberaia: An Anthology of Essays on Villa Gamberaia, Firenze 2004.

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Condizione giuridica

Proprietà Privata

Provvedimento di tutela

Dichiarazione di interesse culturale: Notifica 26/11/1924; decreto 27/7/1955.

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