Giardino informale, Roma (RM) - Lazio

Villa Osio, oggi conosciuta come “Casa del Jazz”, risale agli anni Trenta del 900, commissionata dall'avvocato e banchiere Arturo Osio come residenza di villeggiatura, affidando il disegno del giardino a Piero Porcinai.
Translation will follow
Indirizzo viale di Porta Ardeatina, 55 Roma (RM) - Lazio Accessibilità in parte - aperto al pubblico
Telefono +39 06 704731 Orari apertura da ott ad apr, 8 - 17; da mag a set, 8 - 20
Fax +39 06 77208781 Costo ingresso giardino: gratuito
E-mail info.cdj@palaexpo.it
Sito Web Villa Osio

Nel 1939 Pietro Porcinai redige per Villa Osio uno “schema di piantagioni” di alberi, arbusti e fioriture, un progetto preliminare da approfondire successivamente nei particolari. È probabile che il paesaggista fiorentino sia stato interpellato per integrare un assetto già stabilito da Cesare Pascoletti nell’ultima variante del progetto della villa, approvata il 14 agosto 1937. In essa il giardino era articolato in una scansione ortogonale delle aree limitrofe all’abitazione padronale e in un assetto curvilineo nei raccordi con gli altri edifici e con l’ingresso carrabile. Porcinai propone un’amplificazione degli spazi verdi mediante la riduzione dei percorsi intermedi e l’allungamento dell’esplanade sul fronte meridionale dell’edificio, “aperto” sul giardino da portici e logge. La chiusura prospettica della superficie prativa viene pensata come una sorta di parterre lievemente rialzato, riquadrato da bordure floreali e attraversato da due vialetti lastricati che s’incrociano perpendicolarmente al centro dell’area. Quello in asse con la facciata dell’edificio traguarda una sorta di fondale prospettico costituito da un elemento a esedra, da cui si distacca un sentiero più piccolo che sinuosamente attraversa un’area prativa coltivata a fiori e conduce a una delle dépendances; l’altro vialetto trasversale termina, invece, in due piccoli slarghi circolari che si raccordano con due lunghi viali costeggianti l’esplanade, allineati con i lati corti dell’edificio con l’effetto di inquadrarne con estrema precisione la facciata. Oltre a questo si prevede la destinazione di tutta la fascia orientale dell’area a coltivazioni di ortaggi e di “fiori da cogliere”; una pergola è sistemata all’ingresso della cisterna antica, poi trasformata in grotta-magazzino; una vasca rettangolare, inclusa in un disegno a esedra, compare sulla sinistra a circa metà del viale rettilineo occidentale. Gli arbusti previsti si limitano a spalleggiare i viali principali con un portamento libero, a macchia irregolare. Non è possibile accertare quanto di questo progetto sia stato realizzato, anche perché negli anni Ottanta del 900 il giardino ha subito pesanti manomissioni che non consentono una ricostruzione soddisfacente della situazione originaria. Sicuramente del progetto di Porcinai resta il filare di cipressi lungo il muro di cinta occidentale e qualche altro impianto nei pressi della corte con pergolato sul lato corto occidentale dell’edificio. Le foto risalenti ai primi anni ’40 documentano, in ogni caso, la presenza quasi esclusiva di essenze “classiche” come pini e cipressi. Altri due elementi sembrano derivare dal progetto di Porcinai. Il primo è una vasca con recinto in cortina di mattoni e blocchi tufacei (quest’ultimi forse di provenienza archeologica), coronata da piccole aiuole terrazzate e disposte a semicerchio, con bordi in travertino, lungo il viale ovest, che presenta notevoli consonanze col disegno progettuale. L’altro è una panca semicircolare in marmo, interrotta al centro da un alto basamento in laterizio, anch’essa da ricondurre all’epoca della realizzazione del complesso, che, però, pur presentando affinità con l’esedra prospettica prevista in fondo all’esplanade, risulta oggi in una posizione fortemente fuori asse rispetto all’allineamento cercato nel progetto. Questi elementi rafforzano in ogni caso l’idea che Porcinai, anche per gli arredi, abbia pensato a materiali tipicamente “romani”, spingendosi, addirittura, a riutilizzare ritrovamenti in situ, alla ricerca di una consustanzialità tra creazione e genius loci, perfettamente aderente alle scelte architettoniche effettuate da Pascoletti per l’edificio.

Notizie storiche

Villa Osio è stata oggetto negli ultimi decenni di modifiche che ne hanno alterato pesantemente l’assetto originario. Il progetto venne commissionato nel 1937 dall’avvocato Arturo Osio, fondatore della Banca Nazionale del Lavoro, all’ingegnere Cesare Pascoletti. Per la costruzione della villa, per la quale furono presentate tre diverse soluzioni progettuali, Pascoletti utilizzò materiali e accostamenti cromatici della tradizione romana antica, ideando un edificio di struttura sobria ed elegante, dal corpo allungato, scandito sul lato orientale da una loggia d’ingresso ad archi. All’interno fu chiamato a decorare il salone da pranzo Amerigo Bartoli Natinguerra che dipinse una veduta di Piazza Navona, mentre all’esterno, rimangono di incerta attribuzione i rivestimenti pavimentali del portico posteriore, a mosaico bianco e nero, con soggetti marini tratti dal repertorio romano di età imperiale. Negli anni Ottanta, con il passaggio di proprietà a un esponenete della malavita romana, i connotati architettonici e paesaggistici del complesso sono stati pesantemente alterati, ma, dopo il recente esproprio da parte dello stato con l’assegnazione della proprietà al Comune di Roma e la destinazione ad uso culturale, esso è stato oggetto di un articolato piano di recupero storico-architettonico. Nel 2005 la villa è stata aperta al pubblico ed è sede della “Casa del Jazz”.

Epoca

1937-1939

Progettisti ed esecutori

Porcinai Piero (progetto)

Bibliografia

Cremona, A., Il progetto di Pietro Porcinai per il parco di villa Osio, in Ingrao, G. (a cura), La casa del jazz a Roma. Il recupero di Villa Osio, sottratta alla criminalità e consegnata ai cittadini, Milano 2008, pp. 104-105

Superficie

25.000 mq

Mappa

Come arrivare



Condizione giuridica

Proprietà Ente pubblico territoriale
Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, piazza di Porta Metronia, 7 - Roma

Provvedimento di tutela

DLgs 22.01.2004, n. 42