Roma (RM) - Lazio
Indirizzo | Via Nomentana, 216 Roma (RM) - Lazio | Accessibilità | dato non disponibile | |
Telefono | 06/852251 | |||
Sito Web | Villa Blanc |
Una tenuta agricola fu acquistata nel 1893 dal barone Alberto Blanc, ministro degli esteri nel governo di Francesco Crispi. Subito dopo fu realizzato un edificio signorile, su progetto dell’ingegnere Francesco Mora e con l’erudita consulenza dell’archeologo Giacomo Boni, amico del committente, nonché di Romualdo Pirrotta, direttore dell’Orto Botanico di Roma. Il casino di villa, dalle eclettiche linee architettoniche che mescolano elementi liberty, rinascimentali e neomedioevali, ha all’interno interessanti boiseries e decorazioni a tempera, ed è dotato di una splendida sala, dalle aeree pareti in ferro e ghisa, un giardino d’inverno che media il passaggio tra interno ed esterno. Splendide sono le decorazioni in maiolica policroma invetriata dei prospetti, ideate da Adolfo de Carolis, con soggetti che spaziano dalle allegorie delle arti moderne -elettricità, meccanica e chimica- a festoni con elementi vegetali suggeriti da Giacomo Boni che teneva molto al rapporto tra natura ed architettura. Altri edifici minori, preesistenti, tra i quali uno chalet rustico, sono nel parco, mentre all’ingresso è stata ricostruita una tomba romana rinvenuta presso Tor di Quinto, attorno alla quale Boni aveva posto le piante tipiche della tradizione, in particolare la flora che cresceva tra le rovine antiche.
Il disegno del giardino è rappresentativo di un modello europeo, con percorsi curvilinei per sfruttare al meglio lo spazio come nella zona aperta davanti all'edificio principale, risolta con il grande prato storicamente bordato di palme, in continuità con l’attuale bordo di rose sullo sfondo della fascia verde di confine. Alla tradizionale vegetazione romana si univano piante esotiche e collezioni botaniche di pregio, con una ricca collezione di palme. Nelle serre presenti nel giardino Giacomo Boni coltivava i bulbi fatti venire dall’Olanda e piante di rose, azalee, vaniglie, lillà, gardenie, per poi trasferirli nel Giardino d’Inverno e nelle bordure del parco. L’uso delle serre rispondeva all’arte del giardino “botanico” o “arte del giardinaggio floreale” , in voga nei giardini privati, in particolare nell’area piemontese da cui proveniva il barone Blanc. Si andava affermando negli ultimi anni dell’Ottocento anche uno stile di giardinaggio che seguiva gli accostamenti naturali di piante rustiche, secondo le ricerche e l’idea del giardino selvatico di William Robinson. Tradizione e innovazione sono state la guida per il lavoro di recupero del parco.