Giardino formale, Roma (RM) - Lazio

Palazzo Barberini giardino (1)

Indirizzo Via delle Quattro Fontane, 13 Roma (RM) - Lazio Accessibilità sì - aperto al pubblico
Telefono +39 06 4814591 Orari apertura Tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00. Chiuso il lunedì.
Costo ingresso A pagamento incluso nel biglietto del Museo.
E-mail sspsae-rm.gnaa@beniculturali.it
Sito Web Giardino di Palazzo Barberini

Il giardino si estendeva in origine a sud del palazzo, fino al muro di cinta sull'attuale via XX Settembre, e ad est sino all'odierna salita di San Nicola da Tolentino. Venne ideato come parte integrante del palazzo, in stretto rapporto con il piano nobile, probabilmente dallo stesso cardinale Francesco Barberini, che nei documenti parla del "suo" giardino e si preoccupa, nel 1628, di condurre l'Acqua Felice, necessaria ad alimentarne le fontane. Nel corso del XVII secolo l'intera area verde del palazzo venne sistemata all'italiana, con un intreccio regolare di viali fiancheggiati da siepi di bosso, e fu completato dai "giardini segreti" verso l'ala Sforza, a nord. Tra i numerosi lavori promossi dal cardinale, rientra anche la realizzazione ad opera di Bernini del ponte ruinante per collegare la Sala del Trono con i "giardini segreti". Nel parco, ornato con bulbi da fiore e alberi da produzione, erano allevati cervi, struzzi, cammelli e altri animali esotici.
Il cardinale Francesco Barberini mostrò grande interesse nella sistemazione del giardino, per la quale seguì i consigli del collezionista, mecenate e appassionato di botanica Cassiano Dal Pozzo. Solo tra il 1673 e il 1679 i giardini, fino ad allora parte privata, separata dal resto dell'edificio, furono messi in comunicazione con l'atrio mediante la creazione di una rampa per le carrozze che attraversa ancora oggi il palazzo. Un'incisione di Alessandro Specchi del 1699 testimonia di un giardino all'italiana con i giardini segreti verso l'ala Sforza, in corrispondenza degli appartamenti abitati dalle dame Barberini. Nella corte anteriore del palazzo, venne posto da Urbano VIII il cosiddetto obelisco Barberini, di epoca adrianea, rinvenuto nel 1570 nei pressi di Porta Maggiore, successivamente trasportato in Vaticano e dal 1822 eretto al centro della Passeggiata del Pincio. Alla fine del Settecento il giardino venne trasformato secondo il gusto romantico piantandovi alberi d' alto fusto, disponendovi varie statue e collocandovi una stele egizia. Fu eretta anche la cosiddetta "Casina di sughero", tipico esempio del pittoresco tanto amato all'epoca. Al 1875 risale invece la serra in vetro e ferro, con la sistemazione di una raccolta lapidaria sulla parete esterna. Sempre in questo periodo l'Azzurri costruì, in collegamento con l'antico palazzo Sforza, la palazzina ora abitata dai discendenti della famiglia Barberini.
A fine Ottocento, le aree marginali del giardino cominciarono ad essere vendute per la costruzione dei palazzi lungo via XX Settembre; scomparve così lo sferisterio adibito al gioco della pallacorda. Nel 1936, nei giardini fu costruita la villa Savorgnan di Brazzà, su progetto di Giovannoni e Piacentini, esempio di edilizia civile di epoca fascista. Questa, recentemente destinata a sede del Circolo Ufficiali delle Forze Armate, costituisce oggi il fondale prospettico della rampa d'accesso, includendo il celebre Apollo Barberini in origine posto alla fine del grande viale e che proseguendo l'asse della rampa d'accesso terminava al muro di confine ovest del giardino. In quello che restava degli antichi giardini. Al termine della rampa, voltando a destra si accede al giardino all'italiana, recentemente ricostituito sulla base dell'aspetto originario. Questo è scompartito da viali ortogonali, in parterres bordati da basse siepi di bosso con all'interno siepi di mortella che disegnano sinuose volute. Al centro del giardino è una fontana con bacino circolare. Un viale di lecci delimita il giardino verso ovest, confinante nella suo tratto terminale con i giardini segreti. Il giardino è chiuso verso est da un muro di contenimento con tre nicchie di cui quella centrale occupata da una fontana ninfeo e le due laterali da statue romane di epoca adrianea. Ai lati del ninfeo due rampe di scala conducono al giardino pensile, in cui sono presenti diversi esemplari di leccio e numerosi reperti archeologici, un tempo parte del giardino Barberini e oggi di pertinenza della palazzina Savorgnan di Brazzà. Nell'area antistante il palazzo verso via delle quattro fontane venne sistemato un giardino alla metà dell'Ottocento con la fontana del piazzale realizzata su progetto di Azzurri"

Notizie storiche

Il palazzo venne edificato sul luogo di una villa del duca Alessandro Sforza di Santa Fiora, in precedenza appartenuta al cardinale Pio da Carpi, acquistata nel 1625 dal cardinale Francesco Barberini, nipote del papa Urbano VIII (1623-1644). Il progetto fu affidato nel 1625 a Carlo Maderno, che ideò dapprima un impianto quadrangolare, sull'esempio del palazzo urbano rinascimentale, e successivamente un edificio con pianta ad U, chiaramente ispirato alla villa di Agostino Chigi alla Lungara, la Farnesina: un palazzo-villa che assumeva le caratteristiche di dimora di rappresentanza e di villa urbana, dotata di una vasto giardino. Alla morte di Maderno, nel 1629, subentrò nella direzione della fabbrica Gian Lorenzo Bernini, che, coadiuvato da Francesco Borromini, completò il palazzo entro il 1633. La concezione della loggia vetrata su tre ordini sorretta da un profondo portico costituisce il fulcro di rappresentanza della costruzione, che si incentra sul grande volume del salone, affrescato tra il 1632 e il 1639 con il celebre Trionfo della Provvidenza da Pietro da Cortona. Al piano terreno del corpo centrale è l'atrio monumentale, che si conclude con un nicchione semicircolare, collegato in un vestibolo ovale di accesso, mediante una rampa al giardino retrostante. Ai lati dell'atrio sono i due scaloni d'accesso. A nord (sinistra) quello monumentale di Bernini " a pozzo quadrato", le cui rampe, sorrette da colonne doriche binate conducevano all'ala del palazzo destinata al ramo secolare della famiglia, in origine costituito da Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII, e dalla sua consorte Anna Colonna. Questa scala dà oggi accesso alla Galleria Nazionale d'Arte Antica posta al primo e al secondo piano dell'edifiico. A sud dell'atrio (a destra) è la celebre scala a forma elicoidale progettata da Borromini, attraverso la quale si accedeva all'ala destinata agli ecclesiastici: i cardinali Antonio e Francesco Barberini e in particolare alla biblioteca del cardinale Francesco. Sempre al Borromini si attribuiscono il disegno delle finestre del corpo centrale e alcuni particolari decorativi. L'attuale ingresso al palazzo è su via Quattro Fontane, con una elegante cancellata realizzata nel 1848 su progetto di Francesco Azzurri, e i grandi telamoni scolpiti da Scipione Tadolini. Il piano nobile dell'edifico comunicava coi giardini segreti, verso sud, attraverso il "ponte ruinante" su due arcate, progettato da Bernini.

Epoca

Sec. XVIII, prima metà

Progettisti ed esecutori

Carlo Maderno
Gian Lorenzo Bernini:Francesco Borromini

Bibliografia

A. Campitelli, Gli horti di Flora nell'età dei Barberini, in L. Mochi Onori, S. Schütze, F. Solinas, I Barberini e la cultura europea del Seicento, Atti del Convegno Internazionale di studi (Roma 2004), Roma 2007, pp. 571-580.

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