Parco pubblico informale, Roma (RM) - Lazio

La villa Ada Savoia, con i suoi 160 ettari di estensione, costituisce il parco più ampio di Roma. Residenza sabauda dal 1872, la vasta tenuta fu venduta alla morte di Vittorio Emanuele II, nel 1878, al conte svizzero Telfner, che la ribattezzò con il nome della moglie Ada, denominazione rimasta tuttora popolare. Tornata ai Savoia nel 1904, parte della villa è diventata nel 1946, con la proclamazione della Repubblica, patrimonio pubblico. Il grande parco, adorno di numerosi edifici neoclassici ed eclettici quali il Tempio di Flora, la Villa Polissena, le Scuderie Reali, lo Chalet svizzero, la Torre Gotica è caratterizzato da boschi di lecci, querce da sughero, pinete e prati, secondo la tradizionale configurazione irregolare del giardino all’inglese. La vastità territoriale di Villa Ada, contraddistinta da una vegetazione rigogliosa, la graduale riqualificazione del suo patrimonio ambientale attuata negli ultimi decenni, attraverso un attento recupero dell’assetto vegetativo originario e la ricostituzione della fauna, ne fanno un luogo ideale per passeggiate e jogging nella natura. Recentemente sono stati inseriti appositi percorsi attrezzati per lo sport e un nuovo ingresso da via Panama, dal quale è possibile accedere alla parte rimasta più integra dal punto di vista arboreo e faunistico, passeggiando in una zona boschiva caratterizzata da estese macchie di pini, lecci, allori e castagni e popolata da scoiattoli, ricci, conigli selvatici, e ampie comunità di uccelli, che hanno trovato in questo parco il giusto habitat.
Translation will follow
Indirizzo via Salaria 267; 273; 275; via di Ponte Salario, via di Monte Antenne, via Panama Roma (RM) - Lazio Accessibilità sì - aperto al pubblico
Orari apertura Dalle 7 al tramonto
Costo ingresso Gratuito
Sito Web Villa Ada Savoia

La villa mantiene oggi, sostanzialmente, l'aspetto di un grandioso parco all'inglese voluto dai Savoia, realizzato su progetto di Emilio Richter nei primi anni Settanta del XIX secolo. Al termine dei lavori il parco era articolato su quattro colli: il colle del Roccolo, in origine destinato alla caccia, il colle delle Cavalle madri, il colle dei Finanzieri e il Monte Antenne. Rimboschimenti importanti venne fatti realizzare da Vittorio Emanuele III, all'inizio del XX secolo, con una significativa piantumazione di querce da sughero, provenienti dalla Sardegna, molte delle quali ancora oggi presenti nella villa. Risale a questo periodo la sistemazione dei giardini all'Italiana annessi al Casino Savoia, l'attuale Ambasciata della Repubblica araba d'Egitto, recentemente restaurati, organizzati in aiuole simmetriche e regolari, con basse siepi di bosso, decorati da una grande peschiera, da una fontana-ninfeo e da numerosi reperti archeologici, statue, are sepolcrali e sarcofagi, disseminati tra le aiuole. Nella zona a sud del cancello monumentale della villa, su via Salaria, compare, purtroppo in pessimo stato di conservazione, l'antico giardino formale dei Pallavicini, con arredi importanti, tra cui il Tempio di Flora e il Belvedere. Nell'area è ancora facilmente riconoscibile l'antico tracciato dei viali, spesso confluenti in prospettive architettoniche o piazzali di raccordo, come pure si ritrovano tracce delle originarie siepi di bosso, trasformatesi nei secoli in piccoli arbusti, sparsi lungo i viali. Il parco presenta aspetti e condizioni ben diversificati: nella zona pubblica vi sono state numerose manomissioni a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, come la realizzazione del grande lago nella valle posta verso il limite orientale della villa tra monte Antenne e il colle del Roccolo. A zone di prati ben curati si alternano vaste aree lasciate in totale abbandono, che hanno assunto nel tempo un aspetto selvaggio e incolto, con un sottobosco di macchia mediterranea e di rovi a tratti impenetrabile, dove è possibile tuttavia ancora individuare essenze pregiate, come palme e cedri del Libano, o esemplari di Pinus Pinea, piantati dal Richter.

Strutture architettoniche

Aiuole
Ambasciata
Are sepolcrali
Cancello monumentale
Chalet svizzero
Fontana-ninfeo
Lago
Peschiera
Reperti
Sarcofagi
Scuderia
Siepi topiate
Statua
Torre
Tempio
Villa.

Notizie storiche

La villa, conosciuta soprattutto come residenza dei Savoia, che la possedettero dal 1872 al 1878 e dal 1904 al 1946, comprende numerosi edifici di varia natura ed epoca: il Casale detto "La Finanziera", sul colle omonimo, attuale sede del WWF; il Fienile, adibito a centro ippico della società Cascianese; il Casale delle Cavalle Madri; la Villa Polissena, le Scuderie reali, la Villa Reale, oggi sede dell'Ambasciata della Repubblica Araba d'Egitto, il Casino Pallavicini, il Tempio di Flora, le Tribune (edifici posti lungo il muro di cinta su via Salaria) e una serie di fabbriche legate a funzioni non solo rurali ma anche residenziali attualemente di proprietà del Demanio dello Stato, di privati e del Comune di Roma. L'attuale comprensorio della villa consta di circa 160 ettari e corrisponde a un territorio di grande importanza storica, abitato sin dall'epoca preromana. Sulla collina oggi in parte occupata dal Forte Antenne, prospettante la confluenza del Tevere con l'Aniene, era ubicata l'antica città di Antemnae, il cui nome diede origine all'attuale toponimo. La vasta zona del parco sulla sinistra della via Salaria, estesa fino alla confluenza del Tevere con l'Aniene, era frazionata, ancora alla seconda metà del Settecento, in innumerevoli poderi e tenute, con vigne, boschi, seminativi e canneti, tra i quali emergevano casini nobili e giardini. La parziale unificazione di queste proprietà si deve al principe Luigi Pallavicini alla fine degli anni Ottanta del Settecento. Del progetto di sistemazione della villa fu incaricato l'architetto francese Auguste Chevalle de Saint-Hubert , che progettò, in collaborazione con l'esperto di giardini Francesco Bettini, un parco adorno di quelle fabbriche da giardino tipiche del tempo. Tra queste spicca per qualità architettonica il coffee-house presso il casino Pallavicini, meglio conosciuto come il Tempio di Flora. La sua tipologia, con pronao e facciata neoclassici, nasconde sul retro un corpo absidato, che riprende il motivo del colonnato, affacciato su un sottostante invaso ad anfiteatro con al centro una fontana in ghisa tardo-ottocentesca, frutto di un rimaneggiamento in chiave romantica del luogo. Da una pianta del 1839 buona parte della tenuta già Pallavicini figura come proprietà della famiglia Potenziani, che nel 1872 la vendettero al re Vittorio Emanuele II di Savoia. Il sovrano, intenzionato a trasformare la tenuta in residenza suburbana della famiglia Savoia, a seguito del trasferimento della corte a Roma, nuova capitale del regno, decise per un suo immediato ampliamento, con l'acquisizione delle numerose vigne confinanti. Grazie all'intervento del paesaggista Emilio Richter, Direttore delle Ville e Parchi Reali, la proprietà venne trasformata, a partire dal 1874, in un parco rustico all'inglese. In soli sei anni furono inoltre costruiti il Casino Nobile, edifici residenziali, scuderie, restaurati antichi casali e demoliti diversi edifici rustici. Le tenute rurali vennero quindi trasformate in un grandioso parco, popolato di piante esotiche e abbellito con piccole costruzioni quali lo Chalet svizzero e la torre gotica. Alla morte del re, nel 1878 la villa fu venduta al conte di origine svizzera Tellfner, amministratore dei beni della casa reale, che la chiamò Ada in onore della moglie. Dopo poco più di un ventennio, nel 1904, il complesso venne riacquistato dai Savoia, che avviarono nuovi consistenti interventi di risistemazione. Alla caduta della monarchia nel 1946, la parte della villa che era proprietà personale del re rimase ai suoi eredi, mentre quella di proprietà della Casa Reale divenne patrimonio pubblico e, dopo alcuni interventi di risistemazione, entrò a far parte delle ville di pertinenza del Comune di Roma nel 1957. La parte privata lasciata in uno stato di pressoché totale abbandono fu in gran parte espropriata nei primi anni Novanta del secolo scorso e unita così al parco pubblico. Essa conserva ancora oggi molti tracciati del vecchio impianto settecentesco risalente ai Palalvicini. A partire dal 1994, con l'approvazione del piano di utilizzazione del parco si sta lavorando per una ricomposizione formale e funzionale delle diverse realtà territoriali. Il progetto prevede la valorizzazione dell'area archeologica dell'antica città di Antemnae, al fine di integrare le preesistenze archeologiche con i valori naturalistici della parte centrale del comprensorio; il restauro conservativo del patrimonio edilizio, destinandolo alla fruizione e gestione del parco, nonché a funzioni museali-espositive; la riqualificazione del patrimonio ambientale attraverso il recupero dell'assetto vegetativo originario o consolidato e la ricostituzione della fauna della villa. Tuttavia i pochi interventi di restauro realizzati, riguardanti il portale monumentale sulla via Salaria, l'annesso casino-guardiania, il coffee-house e la fontana in ghisa nel sottostante Teatro, sono stati purtroppo totalmente vanificati dalla successiva mancata assegnazione a un gestore e dalla scarsa o nulla manutenzione.

Epoca

XVIII; XX

Progettisti ed esecutori

Auguste Hubert (progettista)
Francesco Bettini (villa Pallavicini) (progettista)
Emilio Richter (villa Savoia)

Bibliografia

A. Campitelli, A. Cremona, Villa Ada Savoia a Roma, in Villa Ada. Il piano per l’acquisizione pubblica (Quaderni dell’Ambiente, 4), Roma 1996, pp.17-30
A. Mazza, Ville e casali nell’area dei Parioli, in R. Cassetti, M. Fagiolo (a cura di), Roma. Il verde e la città, Roma 2002, pp.125-169
A. Campitelli, Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto, Villa Ada-Savoia, in M. Pasquali (a cura di), I giardini della diplomazia. Ambasciate e accademie straniere a Roma, Milano 2003, pp. 24-32
S. Santolini, Villa Ada Savoia, in A. Campitelli (a cura di), Verdi Delizie. Le ville, i giardini, i parchi storici del Comune di Roma, Roma 2005, pp.107-116.

Superficie

ca. 160 ha

Mappa

Come arrivare



Condizione giuridica

Proprietà Ente pubblico territoriale

Provvedimento di tutela

D.Lgs. N. 42/2004

Note

Allori; Bosso; Castagni; Cedri del Libano; Lecci; Palme; Pini; Querce da sughero.