Parco misto, Vaglia (FI) - Toscana

Pratolino appennino Foto Giovanni Breschi

Come e più che a Boboli siamo davanti a un’opera d’arte globale. Il sovrano alchimista Francesco I de Medici realizza tra il 1568, data di acquisizione del vastissimo terreno, e il 1585 una residenza principesca e la dota del giardino più spettacolare che riesce a immaginare, trasformando la natura in architettura, in arte, in artificio, ricorrendo ai migliori artisti: Giambologna, Ammannati, Baccio Bandinelli. Il parco, recentemente definito una “eterna sciarada per l’ingegno” (Dezzi Bardeschi), è sopravvissuto alla distruzione della villa, alle spoliazioni, alle profonde trasformazioni sette e ottocentesche.
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Indirizzo via Fiorentina, 276 Vaglia (FI) - Toscana Accessibilità sì - aperto al pubblico
Telefono +39 055 4080777 Orari apertura Dal 1 aprile al 28 ottobre 2018, nei giorni di venerdì, sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (ottobre dalle 10.00 alle ore 18.00)
Fax +39 055 409272 Costo ingresso gratuito
E-mail parcomediceodipratolino@provincia.fi .it
Sito Web Parco mediceo di Pratolino

Quello di Pratolino è un emblematico caso in cui il giardino sopravvive anche se con molte modifiche alla distruzione della villa per cui era stato realizzato. Malgrado la perdita di gran parte delle strutture, di moltissimi decori e statue, e la trasformazione ottocentesca in giardino romantico, ancora oggi si può intravedere il fasto e la complessità di questa villa, tra le più vaste residenze della famiglia Medici, fortemente voluta e concepita da Francesco I de Medici che arrivò a spendere quasi 800.000 scudi nell’arco di pochi anni. Per la realizzazione del parco fu necessario costruire un acquedotto apposito in grado di soddisfare le smisurate esigenze del parco; l’acqua infatti non era solo elemento unificante della struttura decorativa, ma la principale causa dell'effetto di meraviglia che suscitava nei visitatori.
Il parco concepito da Francesco I e ritratto da Utens a fine ’500 aveva come fulcro la villa, un imponente edificio costruito su una serie di grotte artificiali con scalinata monumentale a doppia rampa, posta al centro dell’asse del viale dell’Appennino a nord – che dalla Fontana di Giove conduceva al Parco degli Antichi con il labirinto di allori e il prato ottagonale fino alla colossale statua dell’Appennino (non ritratta) e di quello degli Zampilli a sud – che dallo Stradone delle Pile, il Parco dei Moderni, arrivava fino al bacino ovale della Lavandaia. Ai lati di quest’asse, da cui si dipana una intricata rete di viali, sono percepibili a ovest una catena di cascate e bacini con fontane, grotte e giochi d’acqua, terminante nell’ampia vasca del Pescaione; a est una seconda catena d’acqua con gamberaie, fontane e cascate che termina nel Monte Parnaso. Come è stato notato (Dezzi Bardeschi), Pratolino era stato concepito come “un labirinto concettuale in cui la mente si perde, una sorta di eterna sciarada per l’ingegno”.

La Visita.
Dall’ingresso, percorrendo il viale di Ippocastani si raggiungono la Fattoria Nuova, edificata da Buontalenti entro il 1580 e poi rimodellata dai Demidoff a metà ’800, e le Scuderie. Passando per una Locanda e per la Cappella, a pianta esagonale opera di Buontalenti (1580 circa), si giunge alla gigantesca statua dell’Appennino di Giambologna alta 14 metri. Realizzata nel 1580 circa, era dotata di getti d’acqua che la trasformavano in fontana e conteneva varie grotte oggi perdute mentre esiste sebene privata della sua decorazione una camera ipogea che ospitava la fontana di Narciso. Sul retro Giovan Battista Foggini nel 1690 pose una Drago volante che gettava acqua dalle fauci. Nel laghetto antistante in estate si può ammirare una fioritura di iris d’acqua, ninfee e loti. Da qui percorrendo viali tortuosi e attraversando quello che un tempo era il Parco degli Antichi si raggiunge sul punto più alto del parco cinquecentesco dov’è la Fontana di Giove di Baccio Bandinelli; nei dintorni è la grande Pietra di Spugna, di cui restano due grandi frammenti, portata dalla Corsica nel 1584 e collocata al centro di una vasca ottagonale. Più in alto è visitabile il neoclassico Belvedere di Montili (1820) da dove si gode uno splendido panorama verso Firenze.
Tornati all’Appennino un viale porta alla vecchia Paggeria, che fu la residenza dei principi Demidoff, i quali la restaurarono nel 1870-75 con l’aggiunta della Sala Rossa opera di Enrico Ceramelli e Luigi Fusi (dopo aver scartato un più impegnatico progetto di Emilio De Fabris). Di qui si procede per la grande Voliera, sorta di boschetto con laghetto chiuso da reti che al tempo di Francesco I contenenevano uccelli di tutte le specie. Nel 1788 la struttura è stata smontata e portata insieme a molti decori e statue a Boboli; a fine ’800 il laghetto è stato trasformato in piscina. Si giunge poi alla Fontana del Mugnone del Giambologna, distrutta nel ’700 e arbitrariamente ricostruita nel ’900 con giochi d’acqua, e al luogo dove sorgeva la villa cinquecentesca di cui resta solo lo scalone che contiene le grotte della Fama e di Pan. Seguono la Peschiera della Maschera, adibita ai bagni caldi, e la Grotta di Cupido che conserva le decorazioni a concrezioni calcaree, ma non il corredo di statue tra cui quella gigante del dio dell’amore. Accanto alla Voliera sono le gamberaie, cinque vasche adibite all’allevamento dei gamberi, e più in basso percorrendo il Viale degli Zampilli, ritmato da pilastri da cui sgorgava acqua per creare uno scenografico effetto di portico effimero, si giunge alla parte più basssa del parco dove era la Lavandaia e dove nel ’700 Frietsch ricavò un parco paesaggistico.
Anche la struttura boschiva del parco ha subito importanti variazioni nel tempo. Nel Cinquecento la parte nord era coperta da un bosco di abeti bianchi, mentre a est erano le ragnaie di lecci. Nel ’700 e nell’800, nelle nuove parti acquisite al parco (cha passa da 23 a quasi 200 ettari), prevalgono querce quali il cerro, la farnia, la roverella.

Notizie storiche

Dopo l’acquisto dei terreni nel 1568, Francesco I de Medici affida a Bernardo Buontalenti la costruzione della villa, del giardino e dell’acquedotto di Bivigliano completati tra 1575 e 1585. Il sovrano alchimista trasforma la natura in architettura, in arte, in artificio ricorrendo ai migliori artisti tra cui Giambologna, Ammannati, Baccio Bandinelli. Nella veduta di Giusto Utens (1599-1602) il parco è diviso da un corridoio erboso, che separa i due principali percorsi dell’acqua (dedicati al passato e al presente), e disseminato di grotte, giochi d’acqua, organi idraulici, bacini artificiali, una voliera, cascate, e vari edifici che dobbiamo immaginare ornati di sculture e decorazioni e animati da automi. Al centro, simbolo del parco è, ancora visibile, la gigantesca statua dell’Appennino di Giambologna che si specchia nel bacino antistante. Dopo la morte di Francesco I nel 1587 Ferdinando I continuò ad abbellire la villa ma bisogna aspettare il granprincipe Ferdinando, figlio di Cosimo III, per ritrovare un rinnovato interesse per il giardino: dal 1680 egli arricchì il parco con statue e decori e nel 1697 fece allestire nella villa un moderno teatro su progetto di Antonio Maria Ferri. Dopo la morte di Ferdinando (1713) segue un periodo di abbandono, dal 1773 al 1789 la villa fu spogliata di arredi e molte statue del parco vennero trasportate a Boboli. Nel 1818 Ferdinando III di Lorena chiamò il boemo Joseph Frietsch per trasformare il parco in giardino romantico, nel 1821-24 la villa era ormai deteriorata e vari edifici furono demoliti. Nel 1845 il complesso fu acquisito come bene personale da Leopoldo II i cui eredi lo vendettero nel 1872 al principe Paolo Demidoff, industriale di origine russa, che riprese il progetto di Frietsch rimasto in gran parte sulla carta e trasformò l’edificio della Paggeria in residenza principesca. Dal 1981 appartiene alla Provincia di Firenze. Nel 2013 è stato inserito nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Epoca

1568-1585; 1680-1697; XVIII-XIX secolo

Progettisti ed esecutori

Bernardo Buontalenti (architetto)
pseudonimo di Jean de Boulogne Giambologna (scultore)
Bartolomeo Ammannati (architetto)
Baccio Bandinelli (scultore)
Justus Utens (pittore)
Antonio Maria Ferri (architetto)
Joseph Frietsch (architetto di giardini)
Giovan Battista Foggini (scultore)
Enrico Caramelli (architetto)
Luigi Fusi (architetto)
Emilio De Fabris (architetto)

Bibliografia

Z. Ciuffoletti (a cura di), Pratolino, Villa Demidoff: storia, arte, natura, Firenze 1990
A. Belisario, P. Grossoni, L. Zangheri, Pratolino tra passato e presente, Firenze 1999
G. Valdrè, Pratolino e la scrittura. Bibliografia storico-ragionata della Villa Medicea e della sua gente, Firenze 2003
S. Merendoni, L. Ulivieri (a cura di), Pratolino. Un mito alle porte di Firenze, Venezia 2008
http://www.provincia.fi.it/fileadmin/assets/Ambiente/Breve_storia_Pratolino.pdf

Superficie

155 ha

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Condizione giuridica

Proprietà Ente pubblico territoriale

Provvedimento di tutela

Dichiarazione dell'interesse culturale: Decreto legge 20/6/1963

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