In attesa di tornare a godere dei colori e dei profumi dei giardini italiani perché non approfittarne per approfondirne la conoscenza con qualche buona lettura?!

"In giardino non si è mai soli: diario di un giardiniere curioso" di Paolo Pejrone

90275758_1602112326609744_6041992836180606976_n

“In giardino non si è mai soli” perché la disciplina di un onesto e sapiente giardiniere ha a che fare con delle vite, di più: con delle personalità. Ogni pianta, ogni fiore, ogni ortaggio di cui si parla in questo volume ha un’identità, e l’identità si porta appresso bisogni, modi, persino capricci. Nulla è semplice in un giardino, a cominciare dalla terra che il giardiniere deve “sentire” e lavorare anche e soprattutto con le mani. La bellezza di un giardino è frutto di pazienza e amorosa dedizione. Paolo Pejrone (che raccoglie e rielabora il materiale della sua rubrica Fiori e giardini su “Tuttolibri”) ci parla dei grandi e piccoli giardini che ha conosciuto, quelli vivi e quelli che hanno perduto lo splendore originario, “ficca il naso” dove l’ambizione o l’ignoranza hanno prodotto mostri buoni solo per l’omogeneizzata meraviglia dei visitatori domenicali, ma soprattutto tiene il diario stagionale del suo lavoro tessendo di volta in volta l’elogio della robusta e scenografica camelia sasanqua, della superba rosa bacteata, della fragola gentile, della begonia che “non ama essere disturbata”, della facile ortensia modaiola. Come guardare, cosa fare, come “intrattenere”: le piante chiedono, il bravo giardiniere risponde. Un libro confidenziale, un libro persino arrabbiato (quando la cura lascia il posto ai guasti), un libro che informa il dilettante e stimola il professionista. Un libro non accademico, non austero, non normativo. Un libro tutto da leggere… con un occhio alle bellissime illustrazioni di Gionata Alfieri.

"La pazienza del giardiniere" di Paolo Pejrone

89945659_1602118176609159_5016829935566716928_n

La nostra epoca frenetica ha bisogno di pazienza e tolleranza. Il lavoro del giardiniere, ci rammenta Paolo Pejrone, richiede un senso diverso del vivere perché «in giardino non c’è fretta». Il coltivare con delicatezza piante, alberi e fiori, si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro rapporto con il tempo. La pazienza del giardiniere esprime cosí l’idea di un giardino fondato sulla semplicità, sul rispetto delle piante, sulla spontaneità attraverso cui devono crescere, contro ogni sofisticazione. Pazienza e attenzione vanno riservate anche agli orti, perché, ci ricorda ancora Pejrone, «un orto va seguito con affetto». E ciò nel momento in cui esso incarna lo spirito del tempo e rappresenta un’utile strategia anticonsumistica, una terapia benvenuta per la guerra contro gli sprechi, la battaglia contro i veleni, la lotta contro tutto ciò che danneggia la salute.

"Abbracciare gli alberi" di Giuseppe Barbera

abbracciare-gli-alberi_pc-1

Il più vecchio albero italiano di cui sia certa l’età è un pino loricato che cresce in Calabria abbarbicato sul Pollino. È nato nel 1026, più giovane quindi di un suo omonimo nato nel Nord della Grecia nel 941 e considerato il più vecchio essere vivente del Mediterraneo. Il più vecchio del mondo invece è un abete rosso (un albero di Natale, per intenderci) che vive in Svezia e che nel 2008 dovrebbe aver compiuto 9550 anni.
Ancorati alle radici, gli alberi non si muovono. Si procurano da soli il nutrimento grazie alla clorofilla, trasformando l’energia solare in materia organica. Non hanno un cuore, due occhi o due gambe. Possiedono tessuti in perenne condizione embrionale, pronti a dare origine a tutti gli organi necessari: se a un albero tagliano un ramo, una gemma fino ad allora dormiente sarà pronta a generarne uno nuovo. Sono virtualmente immortali. Forse per questo gli uomini, insoddisfatti della propria condizione, non hanno mai smesso di cercarli.

"Breve storia del giardino" di Gilles Clément

90540180_1602119003275743_5508091086611939328_n

Il primo giardino è quello dell’uomo che ha scelto di interrompere le proprie peregrinazioni. Non c’è un tempo giusto per questa tappa, nella vita di un uomo o di una società. Il primo giardino è alimentare. L’orto è il primo giardino. È atemporale poiché non soltanto fonda la storia dei giardini, ma la attraversa e la segna profondamente in ogni suo periodo. Il primo giardino è un recinto. Conviene proteggere il bene prezioso del giardino; la verdura, la frutta, e poi i fiori, gli animali, l’arte di vivere, quello che, col passare del tempo, continuerà a sembrarci il “meglio”. È la maniera di interpretare il meglio che, a seconda dei modelli di civiltà, determinerà lo stile dei giardini. La nozione di meglio, di bene prezioso, è in continua evoluzione. La scenografia destinata a valorizzare il meglio si adegua al cambiamento dei fondamenti del giardino, ma il principio del giardino rimane costante: avvicinarsi il più possibile al paradiso.

"Il giardino come spazio interiore" di Ruth Ammann

89933409_1602119773275666_139116795331084288_n

Coltivare un giardino significa saper coltivare il proprio spazio interiore. Prendersi cura dell’anima è come curare l’architettura di un giardino.
Ruth Ammann, forte della doppia esperienza di architetta e psicoterapeuta, coniuga la concezione reale di giardino come elemento naturale con quella simbolica di «giardino dell’anima», ovvero come luogo terapeutico, archetipo della vita, immagine interiore positiva, fonte di energia e speranza, spazio vitale.
Ricordi di gioventù, momenti di vita, sogni, viaggi e accenni alla pratica professionale accompagnano il racconto dell’affascinante relazione che lega Ammann al giardino, per poi abbracciare in modo più ampio l’analisi di quel magico influsso benefico e rivitalizzante che la natura esercita sull’essere umano.

Il Giardino come spazio interiore è una poesia che parla il linguaggio dell’anima e del cuore.

"Oltre il giardino" Massimo Venturi Ferriolo

90341969_1602120126608964_2600165551661645824_n

La filosofia insegna, fin dall’originario significato del giardino quale grembo della vita, ad agire nel rispetto del nostro pianeta: in definitiva di noi stessi. È un pensiero rivolto al futuro, ancorato al mito eterno di una figura vitale, immagine del paradiso possibile dove tornare al dialogo con la natura in una visione unitaria dell’esistenza. Questa filosofia è di urgente attualità per combattere la povertà del mondo e curare le terre dove abitiamo, difendendole dall’aggressività liberista, per salvare, con il mito eterno, la nostra vita. Come operare per trasformare il mondo in un giardino? È la metafora poco indagata del buon luogo, offuscata dalla moderna contrapposizione fra uomo e natura; essa recupera – nella prospettiva di un mondo accogliente – la visione olistica della natura quale totalità di uomini, animali, vegetali e minerali; lí dove agisce l’etica della responsabilità contro il deterioramento del nostro pianeta, unico e irripetibile.

"Un piccolo mondo, un mondo perfetto. Coltivare, raccontare e vivere un giardino" di Marco Martella

90026094_1602120283275615_7763549005547569152_n

Aprire un cancello, scavalcare un muro o anche solo sbirciare da una siepe: entrare, magari di soppiatto, in un Altrove. Lasciarsi alle spalle l’affanno, il contendere, la bolgia del mercato, per posare il piede in uno spazio protetto, protettore. Perché questo è un giardino. Un luogo progettato dall’uomo ma fatto di materia viva che la mano del giardiniere può guidare, mai padroneggiare: alberi, fiori, frutti, sassi, terra, uccelli, semi, acqua… Se hai un giardino, forse avrai voglia di sentirne raccontare la bellezza da uno scrittore. Se invece non ti sei mai fatto catturare dalla poesia del giardino, puoi cominciare a scoprirla in questi quattordici giardini, piccoli mondi perfetti, anche se fragili, effimeri, esposti al vento e al trascorrere del tempo come ognuno di noi, che Marco Martella fa rivivere sulla pagina grazie alla sua familiarità con il mondo delle piante. Dal giardino di Pia Pera in Lucchesia a quello di Ninfa, dai misteri di Bomarzo e del Bosco della Ragnaia agli splendori di Versailles, passando per i giardini di Hermann Hesse e Vita Sackville-West: progetti di arte, vita e bellezza che crescono nell’odore fragrante della terra umida.

"Giardini in tempo di Guerra" di Teodor Ceric

90253029_1602120543275589_6379809838125285376_n

Nel 1992, quando scoppia la guerra in Bosnia, Teodor Cerić, studente di Lettere e poeta, lascia Sarajevo: per sette anni, cerca rifugio sulle strade d’Europa, lavorando dove capita e visitando giardini, spesso sconosciuti, marginali, nati dai sogni e dai desideri più intimi dei loro creatori. Durante questa lunga erranza, elaborerà un pensiero sul giardino fondato su una concezione romantica della natura, pensiero che sorge dalla visita di questi luoghi di cui Cerić coglie la dimensione poetica e esistenziale, e soprattutto la capacità di sfuggire al disastro della Storia, alla perversione della civiltà. Dal giardino-cimitero di Derek Jarman passando per il voluttuoso Monte Caprino nascosto tra i colli di Roma, Cerić è la guida di un’escursione letteraria e bucolica, sognante e metaforica, alla ricerca di un rifugio – il giardino – in cui il mondo diventi finalmente abitabile.

"Apprendista di felicità. Una vita in giardino" di Pia Pera

89924993_1602120843275559_2676212302734163968_n

Dal 2006 al 2016, Pia Pera ha tenuto una rubrica per Gardenia, la più importante rivista italiana sui giardini. Era ospitata nell’ultima pagina e portava il titolo di «Apprendista di felicità»: raccontava incontri, riflessioni, esperienze ed emozioni in giardino. Questa rubrica – seguitissima dai lettori che cominciavano a sfogliare il giornale dal fondo – discendeva dal suo primo libro sul giardino, L’orto di un perdigiorno, che aveva dato appunto avvio all’apprendistato di questa ortolana improvvisata: Pia Pera aveva lasciato l’inquietudine della metropoli per rifugiarsi nel podere di famiglia e costruire dal nulla il Suo giardino, coltivare sé stessa, riempire la dispensa di ortaggi e serenità. Dalla fioritura delle rose a Wislawa Szymborska, da una potatura ardita a Masanobu Fukuoka, dall’esaltazione dei temporali agostani a Madame de Lafayette, dalle succose more di gelso a Puškin, dai bagni notturni nello stagno a Čechov: la penna di Pia Pera si muove tra botanica e letteratura, la trama e l’ordito della tela alla quale ha lavorato con sapienza in questi dieci anni nel tentativo – sempre riuscito – di connettere fiori foglie frutti al sentire, all’amare, al soffrire. Perché, come diceva, in giardino si incarna «il nostro antico cercare, tra le piante, la vita».

"L'orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano" di Pia Pera

89929683_1602121156608861_4331394068983578624_n

Cosa si può imparare coltivando ortaggi e curando un giardino sulle pendici del Monte Pisano? Molte cose, dice questo libro in cui Pia Pera racconta i suoi tentativi di padroneggiare l’arte di coltivare il proprio cibo e realizzare una condizione di felicità fondata sul rispetto della natura e la riduzione al minimo dello sfruttamento dell’ambiente. Ironico e lirico, “L’orto di un perdigiorno” è la storia dell’abbandono della vita contadina e del difficile rapporto con la natura: l’apprendistato, in cui l’orto stesso figura come taciturno ed esigente maestro, si conclude con la conoscenza di due realtà, la propria e quella della terra.

"Il paradiso è un giardino selvatico. Storie ed esperimenti di botanica per artisti" di Antonio Perazzi

84092152_1602121579942152_7018783362680619008_n

«La prima regola per amare il giardino è dargli tempo: il segreto sta nell’imparare a rallentare, senza paura di dedicarsi all’osservazione della natura, proprio come si fa da piccoli.» Paesaggista raffinato ed esploratore avventuroso, Antonio Perazzi ha scoperto il suo amore per la natura poco più che bambino, durante le lunghe estati tra le colline del Chianti, a Piuca, nella casa del nonno. Lì, tutto era selvatico: le lucciole che si rincorrevano tra cespugli di ortiche, i funghi sulle cortecce, le piante che si arrampicavano l’una sull’altra… un giardino molto diverso da quelli che punteggiavano Milano. E mentre molti in quei grovigli naturali vedevano il caos, Perazzi comincia a maturare un’idea di giardino complessa: un insieme unico di organismi capaci di interagire tra loro. Crescendo questa idea l’ha inseguita nei boschi e nei giardini di tutto il mondo, dalle montagne della Cina meridionale all’India, fino all’Alaska per poi tornare a Piuca, carico di semi e piante esotiche e con un obiettivo preciso: dare vita a una botanica versatile, basata sull’adattamento, a un giardino che fosse in grado di intessere una relazione tra natura e società. In questo poetico manuale di “botanica per artisti” Perazzi ci accompagna tra edere e belle di notte, anemoni japoniche e tweedie cerulee; tra le piante che crescono naturalmente senza bisogno dell’aiuto dell’uomo e quelle ostinate, tra alberi secolari ed erbacce spontanee. Un inno alla straordinaria quotidianità di una natura finalmente libera da controlli: un’opera d’arte che evolve nel tempo. «Un gran bel libro, ricco di viaggi, fioriture, paesaggi, profumi» – Rossella Sleiter, Il Venerdì di Repubblica.

"L'incredibile viaggio delle piante" di Stefano Mancuso

90265118_1602121863275457_627543847781531648_n

Come le piante navigano intorno al mondo, come portano la vita su isole sterili, come sono state in grado di crescere in luoghi inaccessibili e inospitali, come riescono a viaggiare attraverso il tempo, come convincono gli animali a farsi trasportare ovunque. Sono solo alcune delle incredibili cose raccontate nelle storie che troverete in questo libro. Storie di pionieri, fuggitivi, reduci, combattenti, eremiti, signori del tempo.

"I cacciatori di piante. Delle avventure di piante, botanici ed esploratori che hanno arricchito i nostri giardini" di Michael Tyler Whittle

90474617_1602122019942108_296037449874800640_n

Cacciatori o raccoglitori? Di certo vanno in cerca di piante i protagonisti di questo libro, in diversi secoli di storia e molti anfratti del globo terrestre. Nelle loro rispettive epoche, di piante rare o magiche, eclettiche o nuove, ornamentali o estrose. Da consegnare a mercanti, negozi, conventi, università. Per ingrandire collezioni, erbari, orti botanici. Per accrescere la gloria di nazioni intere o di accademie universitarie. Ma l’accanimento, di cui le avventure di questi cercatori testimonia, più s’avvicina a quello di cacciatori ostinati. Uomini spesso disposti a sopportare disagio, malattie e lunghi viaggi, a rischiare la pelle pur di scoprire e dare un nome a nuovi vegetali disseminati per l’intera geografia. Molte le vocazioni che li hanno spinti a cacciare: dalla filantropia all’ossessione per singole specie, dall’amore disinteressato per il sapere botanico alla prospettiva di arricchirsi, dal desiderio di denaro a quello per la gloria di una pianta col proprio nome. Un “saggio” di botanica, giardinaggio, storia e avventure, tra invenzioni di cassette per il trasporto e ardite arrampicate di montagna, attacchi di pirati e frecce avvelenale. A questo vanno incontro i cacciatori di piante qui raccontati, singolari biografie che nei secoli hanno arricchito i nostri giardini e pure qualche tasca.


Playlist Primavera


Qualche lettura anche per i più piccoli.

"Il trasloco del giardino" di Christel Martinod e Stefano Olivari

91146476_1611218162365827_8894005275690795008_n

Nella nera profondità delle tenebre, là dove la luce è meno di una fioca speranza, non c’è giardino. Se mai ci fosse, comunque, non lo si vedrebbe. Ogni pianta ha bisogno di un poco di luce: anche poca poca poca, ma un po’ deve esserci. Ci sono piante che hanno bisogno di tantissima luce, altre meno, altre meno ancora. Si dice pieno sole, mezz’ombra, ombra; il buio dev’essere quello della notte, che porta con sé l’alba e il nuovo giorno; il buio è il riposo prima del risveglio, così per persone, così per i giardini. Età di lettura: da 6 anni.

"Piante in viaggio" di Telmo Pievani, Andrea Vico

90744493_1611218419032468_5926940433371365376_n

Un giro al mercato si trasforma in un coloratissimo viaggio alla scoperta delle mille piante che l’uomo ha addomesticato… e che hanno addomesticato noi. Questa è la straordinaria storia dell’agricoltura, che ha cambiato per sempre la vita di noi esseri umani, il paesaggio che ci circonda e le piante stesse. Lo sapevi che un tempo le banane avevano i semi e le mandorle erano velenose? E che i pomodori, quando giunsero per la prima volta in Europa, furono a lungo considerati velenosi? Ma le piante non ci danno solo cibo, spezie, medicine e stoffe: possono anche darci buone idee per affrontare le sfide del futuro! Età di lettura: da 8 anni.

"Il mondo segreto delle piante" di Jeanne Failevic e Véronique Pellissier

90677627_1611218639032446_4538599302980698112_n

Dalle sequoie giganti alla minuscola lenticchia d’acqua, dalle alghe primordiali alle orchidee, dai “sassi viventi” alle piante carnivore. Un viaggio alla scoperta del mondo vegetale attraverso domande solo apparentemente ingenue: come nascono le piante? Si sanno difendere? Sono intelligenti? Si spostano? Età di lettura: da 10 anni.

"Il barone rampante" di Italo Calvino

90623175_1611218775699099_7238438641716953088_n

«Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all’altra, decide che non scenderà più. L’autore del libro non ha fatto che sviluppare questa immagine e portarla alle estreme conseguenze: il protagonista trascorre l’intera vita sugli alberi, una vita tutt’altro che monotona, anzi: piena d’avventure, e tutt’altro che da eremita, però sempre mantenendo tra sé e i suoi simili questa minima ma invalicabile distanza.» Età di lettura: 11+ anni

 

"L’evoluzione di Calpurnia" di Jaqueline Kelly

90851707_1611218899032420_4880708038111002624_n

Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono di due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l’origine delle specie animali. Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica? Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell’acqua e della terra. E scoprirà anche se stessa.

"Il sussurro del mondo" di Richard Powers

90707982_1611219005699076_6005293165270007808_n

Patricia Westerford – detta Patty-la-Pianta – comincia a parlare all’età di tre anni. Quando finalmente le parole iniziano a fluire, assomigliano piuttosto a un farfugliare incomprensibile. L’unico che sembra capire il mondo di Patricia, sin da piccola innamorata di qualsiasi cosa avesse dei ramoscelli, è suo padre – “la sua aria e la sua acqua” – che la porta con sé nei viaggi attraverso i boschi e le foreste d’America, a scoprire la misteriosa e stupefacente varietà degli alberi. Cresciuta, dottorata ribelle in botanica, Patty-la-Pianta fa una scoperta sensazionale che potrebbe rappresentare il disvelamento del mistero del mondo, il compimento di una vita spesa a guardare e ascoltare la natura: le piante comunicano fra loro tramite un codice segreto. Ma questo è solo l’inizio di una storia che si dipana come per anelli concentrici: intorno a Patty-la-Pianta si intrecciano infatti i destini di nove indimenticabili personaggi che a poco a poco convergono in California, dove una sequoia gigante rischia di essere abbattuta. Il sussurro del mondo è un’opera immensa, un appassionato atto di resistenza e impegno, un inno d’amore alla letteratura, al potere delle storie, alla grandiosità della natura. Dalla motivazione del Premio Pulitzer 2019 per la Narrativa: “Un romanzo dalla costruzione geniale, rigoglioso e ramificato come gli alberi di cui racconta: la meraviglia della loro interazione evoca quella degli uomini che vi vivono accanto.” Miglior libro del 2018 per The New York Times, The Washington Post, Time, The Oprah Magazine, Newsweek, Chicago Tribune, Kirkus Reviews. Premio Pulitzer 2019, Gran Prix de Littérature Américaine 2018, finalista al Booker Prize 2019, finalista al PEN/Jean Stein Book Award 2019. “Se Richard Powers fosse uno scrittore del diciannovesimo secolo chi sarebbe? Herman Melville e avrebbe scritto Moby Dick.” Margaret Atwood “Un capolavoro, un romanzo straordinario.” Kirkus Reviews “Un romanzo monumentale.” The New York Times Book Review “Il miglior romanzo mai scritto sugli alberi, uno dei romanzi più belli dell’ultimo decennio.” Ann Patchett “Un libro straordinario, stupefacente.” The Guardian